Il 1861 e le quattro Guerre per l'Indipendenza (1848-1918)

Elenco dei combattenti piacentini nelle guerre per l'Unità d'ItaliaAll'Unità si giunse attraverso un lungo processo (il cosiddetto «decennio di preparazione» dal 1849 al 1859) culminato, grazie all'abile strategia di Cavour, nella seconda Guerra d'Indipendenza condotta con l'imperatore Napoleone III.

Di fronte all'incalzare dell'esercito franco-piemontese gli Austriaci e Maria Luisa di Borbone abbandonarono il 10 giugno 1859 Piacenza, ove si costituì una Commissione Provvisoria di Governo che espresse subito l'intenzione di unirsi al Regno di Sardegna (doc. 1) .

Dopo l'armistizio di Villafranca (11-12 luglio 1859) e dopo il plebiscito, effettuato nell'agosto successivo (docc. 2-3), le quattro città emiliane governate dalle case di Borbone e di Austria-Este (PC, PR, RE, MO), raggiunte in novembre da Bologna e dalla Romagna, si consegnarono a Vittorio Emanuele II attraverso il dittatore Carlo Farini e il suo delegato per gli Stati parmensi Giuseppe Manfredi (doc. 4), piacentino ed esponente della Società Nazionale che nel 1915 divenne addirittura Presidente del Senato del Regno.

Considerati i patti con Napoleone e la delicata situazione internazionale, il cammino per l'Unità italiana fu ancora laborioso. Con il 1° gennaio 1860 Piacenza faceva parte delle Regie Provincie dell'Emilia rette nominalmente dal Savoia; con l'ulteriore plebiscito dell'11-12 marzo (docc. 5-6) – si trattava di dichiararsi favorevoli all'annessione oppure a un regno separato - si sancì l'annessione al Regno di Sardegna. Rimanevano fuori Roma, buona parte del Lazio, il Veneto e il Regno delle Due Sicilie. Come nel 1848, Piacenza fu la prima città, il 15 aprile, ad aderire formalmente allo Stato sabaudo.

Il 5 maggio partirono i Mille di Garibaldi (doc. 7), fra i quali si contava un pugno di piacentini, a cui se ne aggiunsero altri (doc. 8) nel corso della campagna. La cosiddetta Armata dell'Italia Meridionale s'impadronì in pochi mesi dello Stato di Francesco II (in realtà esso resistette ancora fino alla resa all'inizio del 1861 delle piazzeforti di Gaeta e di Messina) che, mediante il tradizionale plebiscito (21 ottobre), entrò, assieme ai possedimenti pontifici esclusa Roma, a far parte della nuova compagine italiana. Aggiungendosi l'Italia meridionale, l'Umbria e le Marche fu necessario procedere a nuove consultazioni politiche. Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento nazionale: nei quattro collegi piacentini furono eletti Filippo Grandi (Piacenza), Giuseppe Mischi (Fiorenzuola), Carlo Fioruzzi (Bettola, poi decaduto), Ludovico Marazzani Visconti Terzi (Castel San Giovanni, in aprile); Luciano Scarabelli fu eletto a sua volta in quel di Spoleto (doc. 9). Indi Vittorio Emanuele II riunì a Torino i deputati di tutti gli Stati che riconoscevano la sua autorità assumendo il 17 marzo il titolo di Re d'Italia per grazia di Dio e volontà della nazione(doc. 10). L'Unità Italiana – festeggiata anche a Piacenza con un tripudio di bandiere e con l'esplosione di 101 colpi di cannone - era cosa compiuta (doc. 11).

Venezia, con Mantova e il Friuli occidentale, furono acquisiti nel 1866 grazie all'alleanza con la Prussia vincitrice dell'Impero austro-ungarico (Terza Guerra d'Indipendenza) e alla mediazione della Francia il cui plenipotenziario firmò il 19 ottobre 1866 sul Canal Grande la cessione del Veneto (doc. 12), in base al precedente Trattato di Parigi, per trasferirlo al Regno d'Italia dopo il plebiscito che si svolse il 21 e 22 seguenti (doc. 13).

Il 20 settembre 1870 fu la volta di Roma. Realizzando larghi auspici, espressi anche da Cavour dieci anni prima, approfittando delle difficoltà francesi nel conflitto con la Prussia l'esercito italiano cancellò il potere temporale dei Papi.

Per rimarcare la vittoria del potere laico a Piacenza e in altre città fu intitolata «20 Settembre» la via che porta al duomo.

Con la Prima Guerra Mondiale del 1915-1918 (Quarta Guerra d'Indipendenza) furono uniti al Regno il Trentino, l'Alto Adige, Gorizia ed il Friuli orientale, Trieste, nonché l'Istria, Zara e alcune isole dalmate che furono perdute a seguito della Seconda Guerra Mondiale.

Note

(doc. 1) Luisa Maria di Borbone, reggente per il duca Roberto I di Borbone, lascia per motivi di sicurezza lo Stato e affida i pieni poteri ad una Commissione di Governo. Parma, primo maggio 1859, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 12 (PDF 315 Kb);

(doc. 2) Decreto per le votazioni del seguente plebiscito "Le popolazioni delle Provincie Parmensi vogliono essere unite al Regno di Sardegna sotto il Governo costituzionale del Re Vittorio Emanuele II" a firma del Governatore provvisorio Giuseppe Manfredi. Parma, 8 agosto 1859, ASPc, Archivio Storico Comunale, Governo, b. 12 (PDF 482 Kb);

(doc. 3) Votazione per l'accettazione del plebiscito seguente: "Le popolazioni delle Provincie Parmensi vogliono essere unite al Regno Sardo sotto il Governo Costituzionale del Re". Piacenza, 17 agosto, 1859, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 12 (PDF 459 Kb);

(doc. 4) Il dittatore delle Provincie Modenesi e Parmensi nomina il professor avv. Giuseppe Manfredi suo delegato per l'amministrazione delle Provincie Parmensi. Parma, 18 agosto 1859, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 12 (PDF 401 Kb);

(doc. 5) Il sindaco di Piacenza Fabrizio Gavardi invita i parroci della città, in vista del voto segreto per l'"Annessione alla Monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele o un Regno separato", a compilare l'elenco a stampa accluso con il nome dei parrocchiani, "escluse le femmine, che abbiano compiuti i ventun'anni". Piacenza, 2 marzo 1860, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 12 (PDF 404 Kb);

(doc. 6) L'Intendenza Generale di Piacenza invia a tutti "i Capi d'Ufficio della Città e Provincia" un invito perchè alle votazioni del 11 e 12 marzo favoriscano una massiccia partecipazione di tutti i "dipendenti" sottolineando come "L'esercizio di un diritto si confonde questa volta col compimento di un dovere". Piacenza, 3 marzo 1860, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 12 (PDF 383 Kb);

(doc. 7) Elenco alfabetico pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878 dei componenti la spedizione dei Mille di Marsala, dal sito http://www.liberatiarts.com/ (alla voce Risorgimento -> I Mille);

(doc. 8) Attestato di lodevole servizio firmato dal sindaco Perletti rilasciato a Francesco Albertazzi, militare nell'Armata dell'Italia Meridionale. Piacenza, 27 novembre 1860, Comune di Piacenza-Museo del Risorgimento (PDF 1243 Kb);

(doc. 9) «Questi i nostri deputati al primo parlamento nazionale», in Piacenza 1860-61. Numero unico edito dal Comitato comunale per le celebrazioni risorgimentali, a cura di E. Nasalli Rocca e C. Sforza Fogliani, Piacenza 1961, p. 42-43 (PDF 622 Kb). Sono raffigurati i primi sei, escluso Fioruzzi, parlamentari piacentini fra deputati e senatori. Sulla copertina del volumetto sopracitato compare un disegno (PDF 169 Kb) del noto pittore Lodovico Mosconi (Piacenza 1928, Milano 1987).

(doc. 10) Giunta Municipale di Piacenza, Cittadini, Oggi alle ore ... il Parlamento italiano ha proclamato RE D'ITALIA il nostro RE VITTORIO EMANUELE II. Dal Palazzo Municipale, 14 (a matita) marzo 1861, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 13 (PDF 553 Kb). La notizia giunse al Sindaco nel primo pomeriggio del 14 marzo con un telegramma inviato molto probabilmente dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati di cui era Segretario Giuseppe Mischi.

(doc. 11) Che ormai si aveva a che fare con una vera e propria epopea è testimoniato ad esempio dal dibattito del Consiglio Comunale di Piacenza del maggio 1861. Su proposta di Raffaele Garilli - autore dell'opuscolo «Resoconto morale della giunta municipale di Piacenza per gli anni 1860 e 1861. Relazione letta al Consiglio Comunale nella seduta straordinaria del 23 aprile 1862 dall'assessore Rafaele Garilli», Piacenza 1862 - il 25 maggio del 1861 si deliberò di realizzare una «tavola di bronzo alla memoria dei caduti per l'Italia», di denominare le «principali strade della città con qualcuno de' suoi più celebri Grandi Uomini», di collocare «alcune iscrizioni ricordanti i fatti più onorevoli di Piacenza», stralcio da ASPc, Comune di Piacenza, Amministrazione, Delibere e verbali, seduta del 25 maggio 1861, c 60v-61r (PDF 1200 Kb). Il 28 poi si decise di nominare una Commissione, incaricata «di proporre la località pel collocamento delle … lapide di cui nella delibera del 25 maggio», nelle persone di Pietro Salvatico, Raffaele Garilli e Bernardino Pollinari, stralcio da ASPc, Comune di Piacenza, Amministrazione, Delibere e verbali, seduta del 28 maggio 1861, c 62v-63r (PDF 1149 Kb).

(doc. 12) Municipio di Piacenza, "La Bandiera italiana sventola dalla antenna di Piazza S. Marco ...", a firma Ricasoli Presidente del Consiglio. Piacenza, 19 ottobre 1866, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 13 (PDF 504 Kb);

(doc. 13) Si solennizza quale Festa Nazionale, il giorno della consegna dei plebisciti delle Deputazioni Romane nelle mani di Vittorio Emanuele II. "Piacenza dovrà andare ben lieta e superba di vedere così felicemente compiuto l'edificio a cui essa portava nel 1848 la prima pietra". Piacenza, 8 ottobre 1870, ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 13 (PDF528 Kb).