I caduti piacentini nelle Guerre d'Indipendenza

Palazzo Gotico - Piacenza Verso coloro che persero la vita per l'indipendenza del  nostro paese abbiamo contratto un debito  di riconoscenza impossibile da estinguere. Nei loro confronti è stato comunque prospettato un risarcimento simbolico; non propriamente equo ma basato sulla convinzione che la morte (violenta e prematura) possa essere compensata dall'immortalità del ricordo. Come vedremo, questo sorta di risarcimento non ha superato la fase preliminare della stesura dell'elenco dei beneficiari. Per coloro che la vita hanno solo messa a repentaglio, la ricompensa è stata più facile: un po' di prestigio, magari una medaglia o una tardiva pensioncina sono stati sufficienti a dimostrare loro la gratitudine collettiva.


A Piacenza la prima iniziativa per onorare i reduci venne intrapresa dal Comune cittadino nel novembre 1859  con l'avvio delle procedure per distribuire  ai combattenti del periodo 1848-59 una medaglia commemorativa; tuttavia l'iniziativa venne presto sospesa, probabilmente perché stava maturando l'occasione di nuove epopee. Con una deliberazione del 31 gennaio 1860, terminati (o quantomeno sospesi) i fatti bellici, venne inoltre proposta la realizzazione di una lapide che onorasse i caduti piacentini e all'uopo si consultarono i comuni della provincia per raccogliere informazioni. A questo proposito, si può far notare come nel 1861 rispose anche il Comune di Borgo S. Donnino, probabilmente perché il suo circondario non era ancora stato ufficialmente assegnato alla Provincia di Parma.


Le cose andarono per le lunghe e si veniva intanto costituendo il nuovo regno unitario. Un paio d'anni più tardi il Municipio di Piacenza emanò un pubblico avviso rivolgendosi «ai parenti, tutori ed amici dei defunti ... caduti combattendo nelle guerre nazionali degli anni 1848, 1849, 1859, 1860, 1861 (1)»  onde raccogliere informazioni. Venne chiesto a Rafaele Garilli di redigere il testo dell'iscrizione; Garilli con una lettera del 20 febbraio 1866 trasmise al Regio delegato straordinario per la Città e Comune di Piacenza G. Bolla due differenti opzioni, una molto stringata. Curiosamente, a margine lo stesso  ebbe a lamentarsi dello stato in cui versavano taluni monumenti della città, fra cui cita «il gran dipinto murario di Gian Paolo Lomazzo nell'ex convento agostiniano (2)» sullo Stradone Farnese. Nel marzo 1866 si ruppero gli indugi pur essendoci, a quanto pare, ancora il dubbio circa un nominativo (quello di Giulio Anselmi presumibilmente) nell'elenco dei patrioti. Il Regio delegato Bolla per essere più spediti adottò la trattativa privata al massimo ribasso nell'affidamento dei lavori che furono aggiudicati a Giovanni Roncoroni. La lapide fu scoperta sotto il Gotico durante la successiva Festa Nazionale, ovvero il 27 marzo 1867, e in quell'occasione il discorso inaugurale fu letto dal facente funzioni di sindaco Tomaso Ghioni (3 ).

Frattanto, nel marzo 1865, Vittorio Emanuele II aveva disposto la concessione di una medaglia in argento commemorativa delle guerre per l'Indipendenza e per l'Unità d'Italia (1848-1861), affidando l'avviamento delle pratiche e la distribuzione della stessa ai Comuni, cosa che avvenne nei primi mesi del 1866. Si commemoravano la prima e la seconda guerra d'indipendenza e la spedizione dei Mille; poi la concessione fu estesa ai partecipanti alla Guerra di Crimea (1855-1856), alla terza del 1866, alla spedizione di Garibaldi del 1867 (per tradizione definita «campagna dell'Agro Romano»), alla presa di Roma.


Se i combattenti piacentini delle guerre 1848-59 furono tutti volontari, in quelle del 1860-61 comparvero soldati precettati. La mentalità del tempo pare distinguere fra volontari e soldati considerando i primi più meritevoli dei secondi, anche se disagi e sofferenze sono uguali per tutti. A volte, addirittura, è difficile distinguere fra  combattenti volontari o coscritti ma la tentazione di considerare i primi "santi" ed  i secondi " preti" fu fin da subito dominante tanto che fra i documenti consultati si rinvengono diverse richieste  di medaglia rifiutate in quanto i petenti erano soldati di leva. La guerra del 1866, che vide  ancora la partecipazione di volontari (i piacentini furono 400), fu soprattutto  una guerra combattuta da soldati di leva e segnò il tramonto della  intermediazione esercitata dai comuni nella concessione dei riconoscimenti ufficiali. A cinque anni dalla proclamazione del Regno d'Italia esisteva  un esercito che, pur non vincendo la guerra, era  in grado di gestire in proprio le ricompense senza l'intervento dei comuni.


Tornando alla lapide del 1867 la commissione insediata presso il Comune di Piacenza produsse una lista di 36 caduti; trattasi degli individui che nei seguenti elenchi sono contrassegnati con un asterisco. Dopo il 1866-67 gli scontenti del primo inventario commemorativo e i familiari dei caduti dell'ultimo conflitto premettero per un suo aggiornamento. Come vedremo fu inutile. Dioscoride Vitali, fra gli altri, espresse la sua insoddisfazione poiché la tabella non comprendeva i nominativi «di alcuni che pure perdettero la vita nelle battaglie combattutesi anteriormente al 1861 (4)», senza contare le vicende del 1866 e 1867. Vittore Vitali, volontario nel 1859-1860 e nel 1866, il 5 settembre 1880 pronunciò una solenne orazione per commemorare l'inaugurazione della bandiera della Società Reduci delle Patrie Battaglie di Piacenza, d'impronta garibaldina e la maggiore fra le associazioni di ex combattenti. Il discorso venne pubblicato in un opuscolo (V. Vitali, Ricordi sui martiri piacentini per la prima festa commemorativa della bandiera: Società Reduci di Piacenza, Piacenza, Tip. Marchesotti e C., 1880 [PDF 2.180 Kb]) e il Comune di Piacenza ne acquistò 65 copie, al costo di una lira cadauna, da distribuire ai familiari dei caduti o meglio «alle famiglie dei medesimi che siano di povera condizione». L'opuscolo rese conto, con qualche particolare delle varie campagne, di una sessantina di combattenti morti sul campo o per i postumi di ferite ed infermità. Si tratta dal più completo sforzo fatto per elencare i caduti piacentini nelle guerre d'indipendenza e ha particolare valore perché venne attuato da testimoni diretti delle vicende belliche. I nominativi ricordati sono i seguenti:

Nominativo Anno di morte  Domicilio   

* lapide 1867



** aggiunte 1910
Anselmi Pier Luigi 1831 Rivergaro
Modesti Bartolomeo Girolamo 1831 Monticelli
Bianchi Michele 1848 Agazzano *
Cella Pietro 1848 Piacenza *
Generosi Domenico 1848 Fiorenzuola
Guglieri Giulio Cesare 1848 Piacenza *
Magnani Giovanni (Gaetano?) 1848 Piacenza *
Maloberti Paolo<1848 Piacenza
Montini Gaetano 1848 Piacenza *
Damiani Sigismondo 1849 Piacenza
Anguissola da Travo conte Angelo 1855 Rivalta Trebbiense
Conforti Michele 1855 Piacenza
Balotta Pietro 1859 Castelsangiovanni
Battaglia Antonio 1859 Piacenza *
Boldrini Federico 1859 Monticelli d'Ongina *
Bolli Giuseppe 1859 Piacenza *
Brigati Pietro Gaetano 1859 Cortemaggiore *
Calzarossa Luigi 1859 Sant'Antonio a Trebbia
Carini Ludovico (Federico?) 1859 Piacenza *
Colla Pietro 1859 Pianello Val Tidone **
Confalonieri Massimo (Marsilio) 1859 Castell'Arquato *
Favari Giovanni Antonio 1859 Piacenza *
Favari Giuseppe 1859 Piacenza *
Ferrari Francesco 1859 Piacenza *
Ferrari Pietro 1859 Piacenza *
Fioruzzi avv. Alfonso 1859 Piacenza *
Galluzzi (Galuzzi) Giovanni Paolo 1859 Cortemaggiore *
Maiocchi Antonio 1859 Piacenza *
Marra Odoardo 1859 Piacenza *
Mosconi Odoardo 1859 Piacenza *
Mussi Antonio 1859 Castelsangiovanni
Pavesi Negri marchese Giuseppe 1859 Piacenza *
Pelizzari Enrico 1859 Piacenza *
Piacenza Luigi 1859 Piacenza *
Rebecchi (Robecchi) Claudio 1859 Piacenza *
Rossetti Giovanni 1859 Castelsangiovanni *
Ruschioni Giovanni 1859 Castelsangiovanni *
Scaglia Carlo 1859 Piacenza *
Tinelli Ferrante 1859 Piacenza *
Vaccari Andrea 1859 Cortemaggiore *
Ballerini (Ballarini) Alessandro 1860 Piacenza **
Battistotti Sante 1860 Piacenza
Biggi Raffaele 1860 Piacenza *
Bobbi Giuseppe 1860 Castell'Arquato
Botti Riccardo Roberto 1860 Fiorenzuola *
Duani Francesco 1860 Castell'Arquato
Frattola Carlo 1860 Piacenza
Ganna Lisimaco 1860 Piacenza *
Mortini Attilio 1860 Pontedell'Olio *
Paganuzzi Giuseppe 1860 Piacenza **
Parmoli Carlo 1860 Piacenza *
Pedegani Gaetano 1860 Piacenza *
"Popolano, con barba intera traente al rosso" 1860 ?
Vitali Giacomo 1860 Piacenza *
Allegri Enrico 1866 Piacenza
Bassi Alberto 1866 Fiorenzuola
Casella Giovanni 1866 Piacenza
Donati Giuseppe1866 Fiorenzuola
Gazzola Domenico 1866 Travo
Gonella Enrico 1866 Piacenza
Prati Giuseppe 1866 Pianello Val Tidone
Trenchi Luigi 1866 Piacenza
Zavattoni Giovanni 1866 Rivergaro
Acerbi Francesco 1867 Pontedell'Olio
Ricci Clemente Luigi 1867 Cortemaggiore

I 65 nominativi sono tracciati in elenco manoscritto riportante il timbro della Società Reduci Patrie Battaglie e firmata dal suo segretario Agostino Borella (5). La lista si apre doverosamente con i nomi dei due piacentini caduti negli scontri avvenuti a Fiorenzuola nel 1831 fra patrioti e truppe austriache. Comprende il quasi leggendario Carlo Frattola e vi si può unire l'anonimo «popolano, con barba intera traente al rosso» (Mileto, 1860) citato da Vittore Vitali nei sui Ricordi. I castellani Pietro Balotta e Antonio Mussi furono inseriti all'ultimo momento e non poterono comparire nel volumetto di Vitali ormai dato alle stampe: la Società Reduci afferma di avere avuto notizia della loro morte a S. Martino solo da fonti private e accusa il comune di Castelsangiovanni di omessa collaborazione. Del caduto Giuseppe Bobbi diede comunicazione il comune di Castell'Arquato ma fu taciuto in altre segnalazioni. Per Mosconi si deve rilevare che negli elenchi della Società di San Martino compare Mosconi Giovanni anziché Odoardo.


Nel 1882 il Consiglio comunale di Piacenza decise di aggiungere una seconda lapide comprendente gli aggiornamenti e coloro che non avevano fino ad allora trovato spazio. Fu appositamente costituita una commissione composta dai rappresentanti di tre Società di reduci: la Società Garibaldi sopra citata, la Società Superstiti Patrie Battaglie poi Italia e Savoia, di orientamento monarchico, e il Sottocomitato dei Veterani Piacentini per le guerre 1848-1849. Furono cooptati anche i due Vitali, Dioscoride e Vittore (6). Alla fine, tuttavia, il lavoro di Vittore Vitali e della commissione (forse perché apparentemente monopolizzato da una delle associazioni?) non produsse risultati tangibili. Si arrivò al 1910 (in prossimità del Cinquantenario dell'Unità) allorché la lapide commemorativa sotto il Gotico fu sostituita con quella ancora oggi esistente. Essa riporta i 36 nomi già presenti nelle versione del 1867 con l'aggiunta di altri quattro (indicati nei presenti elenchi con due asterischi): Anselmi Giulio, Ballerini Alessandro e Paganuzzi Giuseppe di Piacenza, Colla Pietro di Pianello. E ancora una volta compaiono solo volontari caduti o morti per cause di servizio nel periodo dal 1848 al 1860 escludendo il decennio successivo. Come mai? Forse la revisione e la integrazione dell'iscrizione richiedevano un'attività troppo laboriosa e passibile di contrasti e polemiche (anche politiche) che non si volevano affrontare?


Fino allo stato attuale le nostre ricerche su fonti archivistiche e bibliografiche hanno reso possibile di incrementare i 65 nominativi selezionati nel 1880 con i seguenti. Uno fra questi (Anselmi Giulio) in verità fu inserito già nella targa del 1910 che, ripetiamo, non fece che replicare l'impianto del 1867 disinteressandosi clamorosamente delle campagne susseguenti al 1860 ed aggiungendo cinque partecipanti alla spedizione dei Mille.

Nominativo Anno di morte  Domicilio 
Anselmi dr. Giulio ** aggiunto nel 1910 1848 Piacenza
Bergonzi Antonio 1848 Piacenza
Busca Carlo 1848 Piacenza
Finetti Pietro 1848 Piacenza
Merli Giov. Battista 1848 Piacenza
Barberini Giuseppe 1855 Piacenza
Bosi Giuseppe 1859 Piacenza
Botti Alessandro 1859 Carpaneto
Frati Tranquillo 1859 Alseno
Gadolini Pietro 1859 Castell’Arquato
Gramigna Edoardo 1859 Piacenza
Beretta Antonio 1866 Fiorenzuola
Politi Pietro 1866 Pianello Val Tidone
Rossi Faustino 1866 Villanova d'Arda
Rossi Alberto 1866 Piacenza

Alcuni di questi nomi richiedono spiegazioni. Merli Giovanni Battista viene segnalato come caduto con Garibaldi a Luino nel 1848 ma non risulta nei cinque caduti riportati dalle cronache del tempo. Rossi Alberto è citato da Mensi (7) e da Fornioni (8) ma non se ne ha alcuna traccia in altri documenti.

Nel secondo decennio del XX secolo, con la modifica dei confini provinciali e il trasferimento di alcuni comuni dalla provincia di Pavia a quella di Piacenza, si possono annoverare come piacentini i seguenti caduti.

Nominativo Anno di morte  Domicilio 
Caldini Luigi Francesco 1848 Bobbio
Focacci Luigi 1849 Bobbio
Fraschetta Carlo Giuseppe 1855 Bobbio
Chiovini Ferdinando Antonio 1859 Bobbio
Mozzi Giovanni 1859 Bobbio
Rapallini Giacomo 1859 Ottone

Preme però sottolineare come l’indagine non sia ancora terminata; assieme a correzioni e precisazioni possono presentarsi nuove testimonianze che permettano di ingrossare, pur con qualche cautela, le file dei combattenti.

Per quanto riguarda il Risorgimento italiano, si può dire che la sua celebrazione, spesso densa di retorica, non venne mai a mancare. Quel che difettò forse fu un vaglio imparziale e una specifica attenzione, al di là delle eccellenze istituzionali, alle persone e ai ceti che lo incarnarono. In coda vogliamo citare le amare parole di Gian Maria Damiani, reduce disilluso che nel 1908, sul foglietto scritto prima del suicidio, affermò di voler «sparire per sempre piuttosto che vedere l’indifferenza delle generazioni che raccolsero l’eredità» dell’epopea che lui visse in pieno.


Luigi Montanari e Gian Paolo Bulla



 


Note:

(1) Archivio di Stato di Piacenza, Comune di Piacenza, Governo, Feste e commemorazioni, pacco 8, manifesto del 28 agosto 1863.

(2) Ibidem.

(3) Ibidem, minuta del testo del discorso.

(4) Ibidem.

(5) Ibidem, «Elenco dei morti combattendo per l'Indipendenza d'Italia».

(6) Ibidem, avviso del 1° agosto 1863.

(7) L. Mensi, Dizionario biografico piacentino, Piacenza, Del Maino, 1899.

(8) L. Fornioni, Piacenza storica nelle sue lapide e nelle sue iscrizioni, Piacenza, Del Maino, 1904.