I luoghi e i personaggi piacentini della memoria
Alla pagina "1861-2011" del sito ufficiale I luoghi della memoria (http://www.iluoghidellamemoria.it) si legge: "Nell'anno delle celebrazioni del 2011, l’iniziativa “I luoghi della memoria” vuole riscoprire i territori sui quali sono germogliate le passioni politiche e civili che hanno dato vita il processo unitario, luoghi spesso dimenticati e poco valorizzati. Il presente sito, che diventerà col tempo una piattaforma aperta ai contributi degli utenti e un vero e proprio Museo Virtuale della Memoria ad uso di scuole, studiosi e appassionati, si pone come punto di raccordo di tutte le iniziative sul territorio nazionale dedicate alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia".
Una spiegazione dettagliata dell'iniziativa è presente anche sul sito ufficiale dedicato alle celebrazioni alla pagina http://www.italiaunita150.it/i-luoghi-della-memoria.aspx.
Anche l'Archivio di Stato, su invito della Prefettura di Piacenza, ha aderito all'iniziativa del Comitato interministeriale per le celebrazioni del Centocinquantenario compilando un elenco di alcuni luoghi, dedicati al ricordo delle imprese risorgimentali piacentine, a cui si sono aggiunti anche i personaggi che più hanno contribuito alle imprese risorgimentali.
Questa galleria di immagini intende proporre solo alcuni luoghi e monumenti significativi per i piacentini ben sapendo che sia in città che in provincia esistono altre testimonianze degne di nota.
Si propone inoltre la lettura dell'articolo apparso sul quotidiano Libertà il 15 settembre 2010, pp. 8-9, dal titolo: "La mappa piacentina della Primogenita" (PDF 160 Kb per gentile concessione dell'editore).
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- Piacenza Primogenita
Lapide sulla facciata della chiesa di S. Francesco che ricorda come nel 1848 i cittadini, riuniti nella chiesa, proclamarono l'annessione al Regno di Sardegna. (La piazzetta nel lato destro della chiesa porta il nome di Piazza Plebiscito). Questo atto del maggio del 1848 valse alla città il titolo di "Primogenita".
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- Tomba di Giuseppe Manfredi
- Tomba di Giuseppe Manfredi nella basilica di S. Francesco a Piacenza.
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- Monumento a Gian Domenico Romagnosi (1761-1835)
- Famoso filosofo del diritto, accademico e pubblicista nativo di Salsomaggiore Terme che faceva parte del Ducato piacentino. Ricoprì incarichi e uffici a Milano e a Trento con i Francesi. Più volte dagli Austriaci sospettato e arrestato per sovversione a partire dalla fine del 1799, nel 1821 venne incarcerato a Venezia con l'accusa di aver partecipato alla congiura capeggiata da Silvio Pellico. Collaborò a numerose riviste fra cui la Biblioteca Italiana e il Conciliatore, nel 1824 fondò con Melchiorre Gioia gli Annali universali di statistica economia pubblica, storia e viaggi che proseguirono fino al 1871. Fu maestro riconosciuto di Carlo Cattaneo che avviò la sottoscrizione per il suo monumento realizzato nel 1844 da Abbondio Sangiorgio (autore anche di una statua equestre di Carlo Alberto a Casale Monferrato) e posto nella Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Lo scultore salsese Cristoforo Marzaroli eresse a Piacenza nel 1867 una statua, non molto dissimile da un'altra analoga esistente a Salsomaggiore, terminata da altri nel 1874 e costituita da marmi donati da Vittorio Emanuele II e dal Demanio dello Stato. Un'altra statua, che sembra richiamare queste precedenti, fu posta a sottolineare l'importanza di Romagnosi fra quelle dei dieci giureconsulti che ornarono alla fine del secolo XIX la facciata dell'erigendo Palazzo di Giustizia di Roma. È opera di Augusto Rivalta esecutore di altri monumenti celebrativi fra cui il gruppo della Forza al Vittoriano.
Statua di G.D. Romagnosi di Cristoforo Marzaroli, 1867, Piacenza, Piazzetta S. Francesco.
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- Gian Domenico Romagnosi (1761-1835)
Famoso filosofo del diritto, accademico e pubblicista nativo di Salsomaggiore Terme. Ricoprì incarichi e uffici a Milano e a Trento con i Francesi. Più volte dagli Austriaci sospettato e arrestato per sovversione a partire dalla fine del 1799, nel 1821 venne incarcerato a Venezia con l’accusa di aver partecipato alla congiura capeggiata da Silvio Pellico. Collaborò a numerose riviste fra cui la Biblioteca Italiana e il Conciliatore, nel 1824 fondò con Melchiorre Gioia gli Annali universali di statistica economia pubblica, storia e viaggi che proseguirono fino al 1871.
Ritratto di G.D. Romagnosi, di Alberto Pasini, 1850 ca, Museo Glauco Lombardi, Parma.
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- Lastra in Piazza Cavalli
"Il pomeriggio del venerdì 10 giugno (1859 N.d.r.) segnò ore di tripudio vero, sincero da parte di tutti. Un popolano (tale Toscano) faceva in Piazza Cavalli una catasta di stemmi austro borbonici, garette da sentinelle e tutto incendiava: alcuni con il «pestone» usato dai selciatori fracassarono il materiale da bruciare, così che per lunghi anni rimasero annerite alcune lastre della bella piazza, una delle quali anzi si profondò di qualche centimetro per la violenza entusiastica dei colpi sferrati per frantumare il tutto."
In nota: "In caso di pioggia ancor oggi è visibile lo slivello di una pietra, a destra di chi osserva la statua di Alessandro Farnese: l'acqua che su di essa si ferma costituisce un ricordo della memoranda sera" In: Emilio Ottolenghi, Storia di Piacenza : dalle origini all'anno 1918, v. 2: a. 1732 all'anno 1918, Piacenza, Tip.Le.Co., 1969, p. 182. Lo stesso episodio è citato in: Stefano Fermi e Emilio Ottolenghi, Giuseppe Manfredi: patriota e magistrato piacentino, (1828-1918), Piacenza, Del Maino, 1927, p. 64, in cui si parla del "popolano Toscani ... affiliato alla Società Nazionale"
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- Palazzo Gotico - Piacenza
Iscrizione murata sotto le volte del Gotico fatta nel 1910 in memoria dei piacentini Pietro Pecchioni, Gian Maria Damiani, Giovanni Campi, Carlo Baderna e Carlo Frattola che presero parte alla spedizione dei Mille.
La lapide contiene anche una dedica ai piacentini morti nelle guerre del 1848, 1849, 1859 e 1860.
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- Epigrafe dedicata a Vittorio Emanuele II
Epigrafe in onore di Vittorio Emanuele posta sul Palazzo Mandelli, Via Mandelli 14.
Per ulteriori notizie sulla visita di Vittorio Emanule II a Piacenza e sulla epigrafe si veda: Enrico Fornioni, Piacenza storica nelle sue lapide e nelle sue iscrizioni, Piacenza, A. Del Maino, 1904, pp. 19-21.
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- Museo del Risorgimento a Piacenza
- Ospitato al piano ammezzato dell'ala sud di Palazzo Farnese, fu inaugurato nel 1988 come sezione autonoma dei Musei di Palazzo Farnese in collaborazione con il Comitato di Piacenza dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, che mantiene la proprietà di buona parte dei pezzi esposti.
Vai al sito del museo
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- Viale Risorgimento primi anni del sec. XX
- L’intitolazione risale al 1848, alle convulse settimane in cui maturò la prima annessione di Piacenza al Piemonte! Dimessosi il podestà di nomina ducale Francesco Cigala Fulgosi il consesso civico designò autonomamente Fabrizio Gavardi, definito alternativamente podestà o sindaco. In effetti fu il primo reggitore municipale scelto dalla comunità, così come il primo sindaco elettivo fu nel 1889 Amos Guarnaschelli. Nella primavera del 1848 Gavardi dispose la demolizione del Castello farnesiano, un po’ per spregio ma soprattutto per dare lavoro e materiali ai popolani. Indi, il 28 maggio, in un avviso in cui si firma podestà, comunicò che entro due settimane «si assumeranno [i lavori: Ndr] quelli della Strada del Risorgimento giusta la Notificazione affissa ieri». Anche in questo caso si trattò di un’opera di pubblica utilità per impiegare alcune centinaia di senza lavoro, ma non solo: si intendeva realizzare un tragitto più diretto per la sponda lombarda che non passasse più per il cardo rappresentato dalla Strada e dalla Porta Borghetto. Si eliminarono così le costruzioni del Campo della Fiera per prolungare verso il Po l’asse delle vie delle Saline e Crosa (ora Via Cavour). Il lavoro di sterramento e di piantumazione fu proseguito e completato dopo l’Unità, però l’intitolazione fu ben precedente: sembrerebbe quasi un’altra primazia aggiunta a quella della primogenitura…
Foto pubblicata in: Roberto Mori e Lucia Galeazzi, Piacenza: una città nel tempo: immagini e vicende di un passato che non abbiamo vissuto o che non ricordiamo, ricostruito attraverso le fotografie dell'Archivio Storico dello Studio Croce, v. 1: Dagli ultimi decenni dell'Ottocento ai primi decenni del Novecento, Piacenza, Tip. Le. Co., c1997, p. 37.
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- Viale Risorgimeto
- Foto in: Ersilio Fausto Fiorentini, Le vie di Piacenza: per ogni nome una storia: aggiornamento dicembre 1998, Piacenza, TEP edizioni d'arte, 1998, p. 369.
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- Porta Borghetto
- Lapide posta all'interno di Porta Borghetto Testo dell'iscrizione: "Da questa antica Porta Borghetto / baluardo e transito tra Lombardia e Emilia / uscirono piegate e disperse / le milizie straniere / fra noi duramente accampate / X giugno 1859 / La coscienza di un popolo risorgente / oggi come allora / invoca e consacra / indipendenza unità libertà / gloriosi supremi ideali d'Italia e del mondo / Nel primo centenario del 1859 Piacenza dedica //"
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- Torrione Borghetto
- Sul Torrione Borghetto è scolpita la data MDCCCLI (1851) che veniva così interpretata dai patrioti:
“Mio Dio Castiga Coloro Che L’Italia Invasero”
citato da: Piacenza 1859: numero unico edito dal Comitato comunale per le celebrazioni risorgimentali, a cura di Emilio Nasalli Rocca e di Corrado Sforza Fogliani, Piacenza, Stabilimento tipografico piacentino, 1959, p. 82. (ASPc, ASC 988.05. 01.)
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- Casa di Giuseppe Manfredi
- Nella casa di Giuseppe Manfredi in via Fodesta, ora via 10 Giugno numero 3, si riunivano i cospiratori della Società Nazionale.
Giuseppe Manfredi nacque a Cortemaggiore (PC) nel 1828 e morì a Roma nel 1918, fu tra i protagonisti nel '48 dei moti che portarono alla liberazione di Piacenza e venne segnalato da Cavour nel '59 come uno dei migliori uomini della città. Ricoprì la carica di segretario generale presso il governo degli Stati Parmensi e dal 1915 fu presidente del Senato del Regno.
L’iscrizione riporta la seguente dicitura:
"Negli anni dello occulto travaglio / per rendere la patria libera e una / qui / ai piacentini della Società Nazionale / dava diuturno convegno / Giuseppe Manfredi / primo ai rischi e in sapiente osare mirabile / allor che dittatore di Parma e Piacenza / vita e storia concluse dell’antico ducato / nei fasti della Nuova Italia / 1857-1859 / A testimonianza perenne / Tra i fulgori di più alte mete oggi raggiunte / l’Opera Pia Alberoni pose / 10 giugno 1937 //"
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- Melchiorre Gioia (1767-1829)
- Economista, giurista e statistico, come il poco più anziano Romagnosi fu allievo del Collegio Alberoni. Di sentimenti giacobini, nel 1798 partecipò, vincendo, al concorso bandito dall'Amministrazione generale della Lombardia con la dissertazione «Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità dell'Italia» nella quale si dichiarò sostenitore dell'unità italiana nonché della forma repubblicana a cui per realismo accostò quella monarchica costituzionale. Fu considerato il suo diretto precursore nell'aspirazione ad uno stato unitario dallo stesso Mazzini che nel 1834 in un articolo apparso sul periodico Dell'Unità d'Italia così si espresse: «La questione (è) se l'Italia, emancipata dal barbaro, debba ordinarsi in lega di repubbliche confederate, o costituirsi repubblica una ed indivisibile. In Italia pochi esaminarono la questione a fondo. Melchiorre Gioia toccò, e non certo esaurì, tutti i punti importanti nella dissertazione, e opinò per sistema unitario». Un curioso aneddoto, per primo riferito dal nipote Pietro Gioia, fu riportato dal Romagnosi nel suo «Elogio storico» apparso nel volume Del merito e delle ricompense. Trattato storico e filosofico di Melchiorre Gioia (Lugano 1829): «E perché il sonno non lo sorprendesse, faceva calare dalla soffitta una lucerna, ed egli in piedi sur una cassa panca presso a quel lume durava le lunghe ore studiando.».
Il busto nella foto si trova nell'atrio del Liceo classico "Melchiorre Gioia" di Piacenza.
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- Casa natale di Melchiorre Gioia
- Iscrizione in via Melchiorre Gioia, angolo via Gregorio X. Il Consiglio comunale di Piacenza nel 1878 intitolò a Melchiorre Gioia la via in cui nacque (già S. Francesco di Paola) e collocò un'iscrizione sulla casa natale.
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- Felice Cavallotti
- Il milanese Felice Carlo Emanuele Cavallotti, politico e letterato notissimo (Milano 1842 - Roma 1898), legò la sua persona a Piacenza dove cominciò la sua carriera di avvocato e proseguì per dieci anni (dal 1880 al 1890, dalla XIV alla XVI legislatura) la sua lunga carriera politica, iniziata nel 1873 nel Pavese, a Corteolona. Garibaldino dall'età di 18 anni fino al tentativo romano del 1867, fondò con Agostino Bertani il Partito Radicale e si collocò all'estrema sinistra dello schieramento parlamentare, combattendo battaglie politiche con socialisti e anarchici. A Piacenza fu amico di Francesco Giarelli e Camillo Tassi il quale ultimo gli fece da padrino nel mortale duello (il 33°!) con il deputato Ferruccio Macola.
Busto di Felice Cavallotti nel Collegio S. Pietro ora Biblioteca Comunale Passerini Landi.
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- Via XX Settembre
- Vista di via XX Settembre in una cartolina dei primi del '900.
"Nel XXV anniversario della Breccia di Porta Pia il Consiglio Municipale volle che questa antica - Strada Diritta, colla nuova denominazione di VIA VENTI SETTEMBRE ricordasse il fausto giorno in cui Roma divenne conquista intangibile dell'Italia risorta"
Citazione da: Fornioni, Enrico, Piacenza storica nelle sue lapide e nelle sue iscrizioni, Piacenza, A. Del Maino, 1904, p. 29.
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- PIO IX
- Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878) resse dal 1846 come Pio IX la cattedra di Pietro per ben 31 anni, il periodo più lungo dopo quello dell'apostolo. I primi anni di pontificato e la concessione della Costituzione all'inizio del 1848 suscitarono un'ondata di entusiasmo, smorzata però dal ritiro tra aprile e maggio delle truppe romane dalla prima Guerra d'Indipendenza. Il monumento, posto sul fianco sinistra della Cattedrale, fu realizzato dal senese Giovanni Duprà dopo la morte del papa ed entro il 1880, quindi pochi anni dopo la nomina avvenuta nel 1876 del vescovo Scalabrini. Una statua molto simile si trova nella basilica di S. Ambrogio a Milano, opera nel 1880 di Francesco Confalonieri allievo del patriota ticinese Vincenzo Vela. Di quest'ultimo esiste, presso la Galleria d'Arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, un bozzetto in gesso per un monumento a Pio IX (qui il papa però è seduto).
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- Tempietto dedicato a Mazzini
Tempietto posto nei Giardini Margherita con il busto di Bronzo dedicato a Giuseppe Mazzini*.
"Presso il tempietto del giardino pubblico si legono alcune iscrizioni ... eccole:
«Un popol morto dietro lui si mise» (G. Carducci);
«Egli vide nel ciel crepuscolare co' l cuor di Gracco ed il pensier di Dante la terza Italia» (G. Carducci);
«... Vecchio esule al ciel mite e severo. Levato il volto che giammai non rise: - Tu solo - pensa - o ideal, sei vero» (G. Carducci)".
Citazione da: Fornioni, Enrico, Piacenza storica nelle sue lapide e nelle sue iscrizioni, Piacenza, A. Del Maino, 1904, p. 28. * Il busto attualmente è stato portato al Museo del Risorgimento a Palazzo Farnese
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- Monumento a Garibaldi - Giardini Margherita, Piacenza
Su un blocco di pietra artificiale si erge la figura di Giuseppe Garibaldi, realizzato sul finire dell'Ottocento dallo scultore Pier Emilio Astorri , a braccia conserte con lo sguardo volto verso la stazione.
La figura armata ai piedi della roccia rappresenta probabilmente un garibaldino.
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- Monumento a Felice Cavallotti sul Viale Alberoni
- La notorietà piacentina di Felice Cavallotti gli valse l'intitolazione degli attuali Piazzale (nell'area dell'ex Porta S. Lazzaro o Galera) e Via Roma nonché l'erezione di un monumento nella zona del Viale Alberoni, davanti al palazzo Mandelli e al Giardino Merluzzo. Negli anni del fascismo perse però, a favore del nome di Roma capitale, le intitolazioni e il busto fu spostato nel porticato del Collegio di S. Pietro dove si trova la Biblioteca Comunale.
Foto: «Piacenza - Viale Giulio Alberoni e monumento di F. Cavallotti», cartolina 1906, in PiacenzAntica Piacenza antica.
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- Roma: Giardini del Pincio sul Gianicolo
- "I Giardini del Pincio, un vero e proprio parco pubblico, furono realizzati, per volere di Napoleone Bonaparte, da Giuseppe Valadier tra il 1811 ed il 1814. Pio VII, una volta tornato a Roma dall'esilio, terminò i lavori nel 1822 e fece innalzare l'obelisco adrianeo in piazza Bucarest. L'idea di collocare dei busti di personaggi meritevoli fu concepita dalla Repubblica Romana del 1849, retta dal Triumvirato composto da Armellini, Saffi e Mazzini. Dopo il ritorno di Pio IX e la sostituzione di alcuni pezzi sgraditi, con l'Unità i busti arrivarono ben presto a 228. Il busto n. 222, in piazza Bucarest, è quello di un piacentino, Pietro Giordani. Un altro busto è collocato a Piacenza nell'atrio del Liceo classico "Melchiorre Gioia" dirimpetto a quello dello stesso Melchiorre Gioia."
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- Pietro Giordani (Piacenza 1774- Parma 1848)
- Pietro Giordani fu uno dei massimi pubblicisti e letterati italiani della prima metà dell'Ottocento, nonché eccelso e copioso epistolografo. Pur acceso classicista, per la sua passione letteraria e filologica e per gli scritti protorisorgimentali (così li definisce Francesco Tissoni) apparsi sulla milanese Biblioteca Italiana è considerato uno dei padri del riscatto nazionale. Non immune da una buona dose di contraddittorietà (fu favorevole al regime napoleonico e a un certo punto definì il Granducato di Toscana «il Paradiso Terrestre»...) a causa delle sue idee liberali e della sua accesa vis polemica fu sorvegliato e represso dai governi ducali di Milano, di Firenze e di Parma. Di sentimenti antimonarchici e anticlericali a Piacenza e ai Piacentini riservò aspre critiche seppur riconoscesse, in una lettera a Giovanni Marchetti del 1817, di essere «filosoficamente felice in questo povero paese che di ragionevolezza e di felicità sta come gli altri. Ma io sto meglio qui che altrove: perché la liberissima libertà di cui fo professione non posso esercitarla se non dove sono conosciuto». E in una lettera del 1833 al ministro parmense Mistrali arrivò a scrivere: «I ministri sono sministrati; i duchi possono essere sducati. Io per me rido, sapendo che, se anche fossi impiccato, non sarò mai sgiordanato. Voi dovete sapere [...] che io sono di quelli che neppur la morte fa tacere; io son di quelli che gridano e puniscono anche dopo la morte». Famosa è l'amicizia che lo legò a Giacomo Leopardi. Si spense a Parma nella notte tra il 1° e il 2 settembre 1848 proprio quando la sollevazione antiaustriaca si spegneva. Come «patriota» fu effigiato fra i 228 busti collocati nei giardini del Pincio a Roma (busto n. 222, in piazza Bucarest).
Ritratto di Pietro Giordani (in G.P. Clerici, Episodi della vita di Pietro Giordani, Parma, Battei 1907; Biblioteca AS Piacenza U.I.1/18). L'incisione fu realizzata probabilmente a Parma nello studio di Paolo Toschi da Gaetano Silvani.
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- Piacenza: Scuola elementare Giordani, Via P. Giordani 11
- Tra l'inizio del sec. XIX e l'inizio del successivo il Comune di Piacenza divise la città in quattro circoscrizioni scolastiche dette rioni intitolati a un letterato (Pietro Giordani), a un pedagogista (Giuseppe Taverna), a un ecclesiastico e politico (Giulio Alberoni), a un eroe del Risorgimento (Giuseppe Mazzini). La scuola dedicata Giordani fu la prima scuola primaria pubblica e fu edificata tra il 1891 e il 1893. Alla costruzione contribuì, con la somma di 135mila lire, la Cassa di Risparmio locale presieduta da Gaetano Grandi. Per l'imponente edificio lungo 80 metri, sorto in un quartiere benestante di fronte al palazzo Scotti di Sarmato, fu scelta la forma unilineare seguendo le relative disposizioni ministeriali.
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- Tomba di Fabrizio Gavardi
Lapide posta nel cimitero comunale di Piacenza nell'avello della famiglia Bragheri-Gavardi, primo sindaco di Piacenza: "
Fabrizio Gavardi
Cavaliere dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
1080-1882
Capo del Municipio di Piacenza
Primogenita
nel fatidico 1848
e nell'anno della Unità della Patria"
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- Avello dei piacentini illustri
- Fra i piacentini illustri troviamo: Carlo Giarelli (segretario del Governo provvisorio del 1848, padre di Francesco);
G. M. Schiavi, (garibaldino);
Luciano Scarabelli (giornalista, patriota, deputato);
Giambattista Moruzzi (sacerdote liberale);
Pietro Agnelli (insigne avvocato, P.M. nella causa che portò - nel maggio 1860 - alla condanna del vescovo Ranza),
In Libertà, del 12 marzo 1861, p. 2 (per gentile concessione del direttore
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- San Savino
- Anche le comunità religiose omaggiarono i propri caduti nella Prima Guerra Mondiale. Lo fecero usando anch'esse toni retorici, come la parrocchia di San Savino in Piacenza che esaltava «gli eroici suoi figli il cui sangue gloriosamente versato compiva la redenzione d'Italia».
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- Luigi Arrigoni (1841-1895)
- Nativo di Rivergaro fu uno dei protagonisti della Piacenza inserita nel nuovo tessuto del Regno d'Italia. Con i fratelli Anselmo e Giuseppe combatté fra le file dei garibaldini; in particolare raggiunse il generale con le spedizioni seguite a quella dei Mille, combattendo nella Compagnia affidata a Bixio a Milazzo e a Reggio Calabria. Entrò poi nell'esercito regolare e prese parte all'occupazione di Roma del 20 settembre 1870. Laureatosi in ingegneria si occupò dell'azienda familiare ed entrò nella politica attiva. Dal 1886 al 1887 fu il primo sindaco elettivo di Piacenza e tornò in carica per poche settimane dal 17 luglio 1895 fino alla morte avvenuta, nella sua casa di Corso Vittorio Emanuele, il 21 settembre. Ricoprì anche altri uffici: fu presidente del Collegio degli ingegneri e della Camera di Commercio, vice-presidente del Consiglio Provinciale, presidente della sezione piacentina della Società reduci delle Patrie Battaglie «Garibaldi», fondata nel 1878 e cessata poi nel 1908, contrapposta per altro all'altra analoga intitolata «Italia e Savoia». Per onor di cronaca alle sue esequie parteciparono con le rispettive bandiere le seguenti associazioni: Federazione Liberale Piacentina, Reciproco aiuto ed istruzione, Società operaia, Vittorino da Feltre, Nino Bixio, Mutuo soccorso, Collegio degli Ingegneri, Società dei Negozianti.
Foto: ritratto ad olio conservato presso il Museo del Risorgimento in Palazzo Farnese. Dono di Maria Grazioli vedova del pittore Luigi figlio postumo del sindaco.
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- Busto di Giuseppe Garibaldi
- Le opere e le dedicazioni al Generale non si contano. Questo busto marmoreo è conservato nel Palazzo dell'Amministrazione Provinciale di Piacenza che si affaccia proprio sul Corso Garibaldi. È opera di un esponente della famiglia Monti, originaria di Codogno, titolare di un atelier di marmisti a partire da Antonio. Il più conosciuto dei Monti è senz'altro Annibale, autore di numerose sculture cimiteriali e non fra le quali un altro busto di Garibaldi, a Castel S. Giovanni, e quello del beato Scalabrini nella Cattedrale di Piacenza. Il manufatto della Provincia è firmato «S. Monti» e quindi non è opera di Annibale.
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- Verdi nel Palazzo della Provincia
- È quasi inutile sottolineare l'importanza di Verdi nel Risorgimento italiano; egli vi partecipò a pieno titolo politicamente e con il calore delle sue opere giovanili: Nabucco, I Lombardi alla prima Crociata, Ernani, Attila, La battaglia di Legnano, Macbeth per non tralasciare un Inno del 1848 su testo di Mameli. Nel 1859 sostenne a Torino l'annessione delle Provincie Parmensi al Regno unitario, nel 1861 fece parte del primo Parlamento, nel 1874 fu nominato senatore. Risiedendo a Villanova d'Arda fu tra il 1889 e 1890 consigliere provinciale di Piacenza cosicché la Deputazione (Giunta) lo volle onorare con un grande busto affidato a Pier Enrico Astorri; fu realizzato nel 1926, e alla morte dello scultore fu rifinito da collaboratori, e fu pagato l'ingente somma di 25.000 lire.
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- Giuseppe Gerbaix de Sonnaz (1828 – 1905)
I Gerbaix de Sonnaz furono una illustre famiglia savoiarda impegnata dal XVI secolo ai vertici della carriera militare e politica. Giuseppe, figlio del generale e ministro Ettore, inquadrato nell'arma della cavalleria partecipò alle tre campagne per l'indipendenza e fu decorato nel 1866 per aver contribuito a soccorrere il principe Umberto accerchiato. Scalò i vertici dell'esercito fino a giungere nel 1878 al grado di tenente generale e di aiutante di campo del nuovo re d'Italia Umberto I. Fu legato a Piacenza poiché dal 1885 al 1896, anno in cui fu messo a riposo, comandò il II Corpo d'Armata dislocato a Piacenza, uno dei dieci Corpi territoriali fuoriusciti dalla riforma operata dal ministro Mezzacapo nel 1877. Fu nominato senatore del Regno nel 1884 e morì a Roma pur avendo conservato la residenza a Piacenza. Il busto, ora collocato nel Museo del Risorgimento di Piacenza nel Palazzo Farnese, è un'opera dei primi del Novecento. A lui è intitolata l'ex caserma posta in Via del Castello e ultima sede del Distretto Militare di Piacenza.
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- Targa per Cesare Battisti
- Il trentino Cesare Battisti (1875-1916) fu uno dei simboli dell'irredentismo delle terre italiane soggette all'impero austriaco. Deputato socialista al Parlamento di Vienna dopo l'attentato di Sarajevo fuggì in Italia dove promosse l'intervento in guerra. Arruolatosi volontario, venne catturato nel luglio 1916 e fu impiccato a Trento pochi giorni dopo assieme a Fabio Filzi. La targa con la testa del martire incorniciata d'alloro, collocata sotto il Palazzo Gotico, è opera di Pier Enrico Astorri affermato scultore piacentino la cui opera più celebrata è il monumento a Pio X in S. Pietro (1923).
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- Baderna Carlo
- Lapide posta nella cappelletta centrale del cimitero della frazione di Fontana Pradosa. Testo della lapide: "A Baderna Carlo che combattè per l'indipendenza italiana Sbarcò a Marsala col Duge dei Mille. La vedova Reggi Carolina e i cognati. Q.M.P. 1834-1901".
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- Cortemaggiore monumento a Giuseppe Manfredi
- Monumento dedicato a Giuseppe Manfredi che nacque a Cortemaggiore (PC) nel 1828 e morì a Roma nel 1918. Protagonisti nel '48 dei moti che portarono alla liberazione di Piacenza, venne segnalato da Cavour nel '59 come uno dei migliori uomini della città. Ricoprì la carica di segretario generale presso il governo degli Stati Parmensi e dal 1915 fu presidente del Senato del Regno.
In: Cortemaggiore per i centenari risorgimentali 1859-1861, a cura di Dante Rabitti. - Piacenza : Casarola, 1961, p. 43 (ASPC, BIBLIOTECA, U.04. 14. 22).
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- Municipio di Monticelli
- Iscrizione sotto l'atrio del Municipio (via Cavalieri di V. Veneto, 2 - Monticelli d'Ongina, PC) in onore del volontario Federico Boldrini, morto per le ferite riportate a S. Martino il 24 giugno 1859, quale volontario dei Granatieri.
Il testo dell'iscrizione è il seguente:
Onore / a Boldrini Federico / strenuo giovane / che sentiti i dolori della patria / non chiamato / volava fra le schiere italiche / ove ventenne trovò morte / a San Martino nella gloriosa giornata del XXIV giu(gno) MDCCCLIX / e cadendo / più che alla sua salvezza / i compagni animava al compimento della vittoria / Oh sventura / che già il marchio dei prodi / fregiava il petto / a lui per valore / rimunerato / dal Re Italiano / Il Municipio di Monticelli riconoscente//.
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- Monticelli lapide
- Iscrizione in via Martiri della Libertà n. 2, Monticelli d'Ongina (PC) che ricorda l'incontro fra Vittorio Emanuele II e il generale Enrico Cialdini la sera del 27 giugno 1866. Il testo dell'iscrizione è il seguente: "In questa casa nella sera del 27 giugno 1866 conferì per affari di Stato sua maestà Vittorio Emanuele II con sua eccellenza il generale Enrico Cialdini Il Municipio a perenne memoria pose"
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- Caorso: i caduti nella Prima Guerra Mondiale
- Si può dire che ogni Comune italiano abbia commemorato i propri caduti della Grande Guerra, considerata l'ultima guerra d'indipendenza. In questo caso Caorso, con la sua lapide marmorea installata sul palazzo municipale, vale per tutti. Fu in particolare il fascismo a creare un'epica in chiave patriottico - risorgimentale e a realizzare, di conseguenza, numerosi monumenti e sacrari dedicati alla guerra del '15-'18 e in genere alle guerre per l'indipendenza e per l'espansione coloniale.