1861-1911. Celebrazioni del cinquantenario

Pietro GioiaSono trascorsi 50 anni dall'Unità e, in un tempo ancora ricco di entusiasmi risorgimentali, si rinviene una rimarchevole anticipazione nel corso del 1910: il 2 aprile il Consiglio Comunale di Piacenza deliberò di concorrere con 50 lire «ad innalzare in Marsala il monumento nazionale che attesti il leggendario sbarco dei Mille» (doc. 1); da parte sua la Deputazione Provinciale aveva elargito 100 lire. In tutta la penisola – si era incominciato con il raggiungimento dell'Unità ma le iniziative si moltiplicarono in questi anni e in quelli successivi - erano assai diffuse le raccolte di fondi per l'erezione di monumenti, lapidi, ecc. in ricordo degli episodi risorgimentali. Le amministrazioni interpellate dovevano però, anzitutto per motivi di bilancio, ben soppesare la loro eventuale adesione.

Il ciclo commemorativo del cinquantenario iniziò il 17 marzo, giorno in cui Vittorio Emanuele II assunse per sé e i suoi successori il titolo di Re d'Italia (doc. 2). Anche il Consiglio Provinciale di Piacenza spedì un telegramma augurale al Re e nella seduta del 18 marzo deliberò di esprimere pure ai Sindaci di Roma e di Torino i sensi della sua patriottica partecipazione (doc. 3). Però la data più significativa fu il 27 marzo. Come mai? Perché nel 1911 prevalse l'anniversario di Roma capitale e, in particolare, quello della circostanza in cui il primo Parlamento italiano acclamò la città eterna a capo del Paese. Alla ribalta furono le Esposizioni internazionali di Torino e di Roma, che ebbero anche una Guida Ufficiale comune plurilingue, nonché di Firenze. Nella città sabauda, nel Parco del Valentino, si tenne l’Esposizione internazionale dell’Industria e del Lavoro (doc. 4) mentre quella Roma si imperniò sulla Rassegna internazionale d’arte contemporanea di Valle Giulia e sull’Esposizione etnografica delle Regioni in Piazza d’Armi (doc. 5) in cui Piacenza fu rappresentata dalle riproduzioni di una cappella voltata della chiese di S. Sisto e di altre opere d’arte.

In verità – posto che il 27 fu dichiarato festa nazionale (doc. 6) e fu festeggiato a Roma solennemente dal Re e dal sindaco Ernesto Nathan – a Piacenza la cerimonia ufficiale si svolse la domenica 26. Nella mattinata si omaggiarono i «parentali della Patria», come titolò il giornale locale, con un corteo che toccò alcuni luoghi significativi dal punto di vista toponomastico o commemorativo (docc.7-8). Al termine, nell'aula consigliare del Comune si tenne l'infiammato discorso del senatore Camillo Tassi (doc. 9).

Nel novero dei fatti da ricordare si possono citare quelli relativi alle onoranze spettate a Pietro Gioia (Piacenza 1795, Torino 1865), uno dei maggiori protagonisti, dal 1848, dell'annessione di Piacenza e della vita politica della nuovissima Italia. Nel 1911 i figli Lodovico e Francesco fecero uscire un volume che raccoglieva suoi scritti e discorsi (Pietro Gioia, Scritti letterari, Piacenza, Del Maino, 1879, 304 p., ASPc BIBLIOTECA F.06. 37.) e fecero collocare sulla facciata della sua casa natale (doc. 10), nel capoluogo in via Romagnosi 20, una lapide recante una lunga epigrafe e la sua effige. Cinquant'anni dopo la lapide fu sostituita, dopo la demolizione della casa, con un'altra più sobria (doc. 11) .

Documenti

(doc. 1) In risposta alla lettera da Marsala del Comitato per il monumento nazionale (PDF 371 Kb), pervenuta il 13 dicembre 1909, il Municipio di Piacenza accorda la somma della quale il Comitato siciliano ringrazia e rimette quietanza (PDF 517 Kb) il 9 maggio 1910.

(doc. 2) Si rievocano le concitate giornate che condussero alla fondazione ufficiale del Regno d'Italia in «Cinquant'anni fa. Quando il cannone annunziò a Piacenza che la vita nazionale incominciava», in Libertà del 18 marzo 1911 (PDF 2426 Kb per gentile concessione dell'editore). Si noti che qualche giorno prima, il 13, debuttò il Piacenza Football Club incontrando nella spianata del palazzo Farnese la formazione di Codogno; la partita finì 1 a 1.

(doc. 3) Nella seduta del Consiglio Provinciale di Piacenza si esprimono a questo proposito i consiglieri Carlo Fabri ed Ettore Martini, il presidente Vittorio Cipelli e il Prefetto Enrico Emprin, ASPc, Provincia di Piacenza, Deliberazioni del Consiglio, 18 marzo 1911 (PDF 1607 Kb).

(doc. 4) L'inaugurazione delle celebrazioni nazionali fu svolta a Torino il 17 marzo 1911 dal sindaco di Torino Teofilo Rossi e dal ministro Luigi Facta. L'Esposizione Internazionale fu inaugurata il 29 aprile. La copertina della Guida ufficiale è visibile sul sito dell'Archivio storico della Città di Torino alla pagina Mostre - Mostre precedenti - Le Esposizioni torinesi: 1805-1911 - Bacheca N. 4.

(doc. 5) Alla Rassegna internazionale d’arte contemporanea di Roma si accompagnò la costruzione di monumenti e infrastrutture, fra i quali il Vittoriano in memoria di Vittorio Emanuele II (alla cui costruzione contribuì l'architetto piacentino Manfredo Manfredi figlio di Giuseppe). Curiosamente uno dei padiglioni più ammirati dell'Esposizione romana fu quello dedicato all'Austria – alla quale si dichiarerà guerra quattro anni dopo - in cui brillarono le nuove idee della Secessione di Vienna. Lo Stato italiano stanziò la bella somma di 100.000 lire per acquistare opere contemporanee e fra le altre si aggiudicò Le tre età della donna di Gustav Klimt. All’Esposizione Etnografica invece appartiene la cartolina a colori di Roma in lingua tedesca, di Galileo Chini (PDF 156 Kb).

(doc. 6) Il Prefetto Enrico Emprin avverte i dirigenti delle scuole governative e i sindaci (per le elementari) che in occasione dell'acclamazione di Roma capitale nelle scuole governative e nelle elementari «si farà vacanza», ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 19, fasc. 2. (PDF 699 Kb). Per l'elenco dei Prefetti della provincia di Piacenza si consulti il sito web della prefettura alla pagina ad essi dedicati.

(doc. 7) «XXVI Marzo 1911. Programma», ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 19, fasc. 2 (PDF 663 Kb). Il corteo, composto da cittadini, studenti e reduci della patrie battaglie e preceduto da un drappello di pompieri, dalla banda militare e dal gonfalone comunale, era guidato dal maestro Enrico Fornioni (autore fra l'altro all'inizio del secolo di un opuscoletto dedicato alle lapidi e iscrizioni) e da Ettore Cagnoni.

(doc. 8) «La città di Piacenza ai parentali della Patria», in Libertà del 27 marzo 1911 (PDF 2460 Kb per gentile concessione dell'editore). L'intera prima pagina è dedicata ai festeggiamenti piacentini, e in particolare all'orazione del sen. Tassi, del giorno prima. Il 27 si tennero a Roma in Campidoglio il solenne giubileo presieduto da Vittorio Emanuele III.

doc. 9) Camillo Tassi (Piacenza 1849 – 1912), famoso avvocato penalista e uomo politico spiccò come oratore incalzante. Fece parte dello schieramento radicale e fu molto legato a Felice Cavallotti al quale fece da padrino nel mortale duello del 1898. Fu deputato nella XVII legislatura (1890) e poi nella XIX e nella XX; fu nominato senatore nel 1904. Piacenza gli eresse un busto bronzeo nei giardini Margherita.

(doc. 10) Il Comune accolse la richiesta dei figli e autorizzò la posa della lapide «che lo ricordi ai posteri» il cui testo è riportato in questa nota interna indirizzata alla Commissione comunale per l'ornato (PDF 743 Kb), ASPc, Comune di Piacenza, Governo, b. 19, fasc. 2. Il testo dell'iscrizione è pubblicato a corredo dell'articolo di S. Fermi e F. Picco «Il padrino della Primogenita: Pietro Gioja (1795-1865) con lettere inedite di P. Giordani, C. Cavour, P. Gioja ed altri» in Bollettino storico Piacentino, a VI, v. VI (1911), pp. 117-123; 157-165; pp. 206-217; 248-259.

(doc. 11) Una volta demolita negli anni Cinquanta l'abitazione (casa Pennaroli) in cui nacque Gioia per far posto al cd. Terzo Lotto, nel 1965 l'Istituto per la Storia del Risorgimento di Piacenza gli dedicò un volume di studi: Pietro Gioia : 1795-1865 : studi raccolti, a cura delle Sezioni di Piacenza dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e della Deputazione di Storia Patria per le Provincie Parmensi, Piacenza, U.T.E.P., 1965, 136 p. (Biblioteca Storica Piacentina, vol. 32) e promosse la posa di un'altra lapide sul nuovo edificio (PDF 260 Kb).