Le guerra delle parole

La gibernaLa Prima Guerra mondiale si combatté anche sui quotidiani dove si divisero gli interventisti e i neutralisti. I giornali aumentarono di sei volte la loro tiratura.

Benito Mussolini, che fondò «Il Popolo d'Italia» dopo aver lasciato l'«Avanti!», dalle pagine del suo giornale promosse la campagna interventista.

I due maggiori quotidiani italiani, «La Stampa» e il «Corriere della Sera» erano di opinioni opposte. Il primo era neutralista a favore di Giolitti, il secondo, interventista, ospitava gli articoli di D'Annunzio a favore della discesa in campo dell'Italia.

I giornali locali pubblicavano ogni giorno in prima pagina notizie sulla guerra, bollettini, resoconti dei combattimenti. Nelle pagine di cronaca si dava ampio spazio alle iniziative del Comitato di preparazione civica alla 1a guerra mondiale, che organizzava spettacoli, concerti e iniziative benefiche per i soldati, i reduci e le loro famiglie. I necrologi testimoniano quanti piacentini cadevano al fronte. Proprio in questo periodo i giornali illustrati inaugurarono la loro grande stagione, incidendo nel tessuto profondo della realtà italiana; la stampa cominciò a incidere anche sul 23 per cento di italiani che era ancora analfabeta; e dove non arrivava la parola scritta, arrivava il corredo delle immagini. In tre anni la «Domenica del Corriere» avrebbe pubblicato 800 fotografie della guerra, e ben 1800 «L'illustrazione italiana». Con questi nuovi mezzi la guerra veniva proposta come atto conclusivo del processo risorgimentale, come un appuntamento con la storia a cui non poteva sottrarsi nessun italiano.